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Fermare l’immigrazione illegale e restituire sicurezza ai cittadini

La sicurezza è alla base della convivenza sociale e garantisce sviluppo e benessere. Tra vecchie e nuove forme di criminalità, l’Italia è sempre più insicura. L’immigrazione illegale minaccia la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini. Le nostre città sono degradate e invivibili. Periferie e centri storici sono teatro di occupazioni abusive, violenze e spaccio. Occorre una svolta politica forte per garantire la legalità nei nostri confini, riqualificare i nostri territori e rafforzare il tessuto sociale ed economico nazionale.

Lotta senza tregua a tutte le mafie, al terrorismo e alla corruzione. Assicurare legalità e coesione sociale rafforzando la rete delle prefetture come rappresentanti dello Stato sul territorio. Adeguamento dell’organico, delle dotazioni e della tutela legale di Forze dell’ordine e di polizia, Vigili del Fuoco, Polizia locale e Forze armate per il controllo del territorio. Potenziamento “Operazione strade sicure” e reintroduzione del poliziotto di quartiere. Lotta al degrado, niente zone franche di illegalità. Norme più severe per gli illeciti contro il decoro. Contrasto al fenomeno delle baby gang e alla microcriminalità. Combattere lo spaccio e la diffusione delle droghe con ogni mezzo, anche attraverso campagne di prevenzione e informazione. Incentivare l’illuminazione pubblica e le attività commerciali e ricettive aperte in zone svantaggiate e degradate. Sgombero immediato per chi occupa il privato domicilio. Prevenzione e contrasto alla violenza su donne e minori. Potenziamento delle misure e dei sistemi di cyber-sicurezza. Piano carceri, maggiore attenzione alla Polizia penitenziaria. Contrasto all’immigrazione irregolare e gestione ordinata dei flussi legali. Favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari. Difesa dei confini nazionali ed europei come previsto dal Trattato di Schengen e richiesto dall’Ue, con controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del Nord Africa, la tratta degli esseri umani. Creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’Ue, per valutare le richieste d’asilo e distribuzione equa solo degli aventi diritto nei 27 Paesi membri (c.d. blocco navale). Decreto flussi come strumento di cooperazione internazionale, gestione degli ingressi regolari in Italia. Incentivare il rientro in Italia di italiani all’estero e oriundi italiani. Accordi tra Ue e Stati terzi per la gestione dei rimpatri di clandestini e irregolari, subordinando gli accordi di cooperazione alla disponibilità al rimpatrio degli Stati di provenienza. Contrasto alle attività delle Ong che favoriscono l’immigrazione clandestina. Massima intransigenza contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e integralismo islamico.

FOCUS DIFESA

Di fronte a una guerra che l’Occidente non ricordava dai tempi del secondo conflitto mondiale e al rischio di una escalation militare in Asia, la sicurezza degli italiani richiede un adeguamento ed efficientamento del sistema della difesa nazionale. La libertà ha un costo, per questo Fratelli d’Italia ha sempre considerato il raggiungimento del 2% del Pil per le spese militari, soglia minima richiesta ai Paesi Nato, un obiettivo fondamentale al quale arrivare progressivamente nell’arco dei prossimi anni. Ciò, nella consapevolezza della professionalità e serietà che le nostre Forze Armate hanno saputo dimostrare in ogni teatro operativo, proiettando l’Italia come attore strategico e tecnologico nel contesto euroatlantico.

La crisi internazionale innescata dall’aggressione russa all’Ucraina ha riportato in primo piano il tema della Difesa comune europea, ma anche quello del ruolo delle nostre Forze Armate. Fratelli d’Italia auspica la costituzione di una colonna europea all’interno della Nato, affinché l’Europa si assuma pienamente oneri e onori della propria difesa e della propria indipendenza.

Il Mediterraneo è il “fronte Sud” dell’Europa ed è anche la principale frontiera italiana dal punto di vista storico, culturale e geopolitico. Crediamo che l’Unione europea debba assumersi maggiori responsabilità, soprattutto in Nord Africa, Africa sub-sahariana e Medio Oriente, nell’ottica di attuare una strategia condivisa per il contrasto all’immigrazione clandestina, al terrorismo e alla criminalità. Questo significa una maggiore disponibilità ad intervenire per stabilizzare le crisi sul “fronte Sud”. Tale impegno implicherà anche lo sviluppo di una base industriale e tecnologica italiana ed europea, utile a stimolare la cooperazione tra gli Stati. Il progressivo disimpegno occidentale ha lasciato dietro di sé un vuoto che altre potenze, come Russia, Cina, Turchia e i Paesi del Golfo, stanno riempiendo a nostro discapito

L’industria italiana della Difesa è apprezzata in tutto il mondo per la sua capacità tecnologica nei cinque domini (terra, aria, acqua, spazio e cyberspazio). In questo ambito, è necessario rafforzare il ruolo dell’Italia nelle relazioni con i Paesi partner, diffondendo ad ogni livello la consapevolezza che investire in questo settore è utile a sostenere lo sviluppo tecnologico, produttivo ed occupazionale della nostra economia. L’Italia deve giocare un ruolo chiave nel raggiungimento dell’obiettivo strategico dell’indipendenza tecnologica. È sicuramente necessario incrementare il patrimonio di conoscenze della Difesa nei settori dell’alta tecnologia, assicurando l’attuabilità dei futuri programmi di sviluppo dei materiali d’armamento, tanto a livello nazionale quanto in chiave di cooperazione internazionale. La collaborazione Ue-Nato per lo sviluppo di programmi condivisi e coordinati su scala internazionale va rafforzata. Nel contesto italiano, è indispensabile consolidare il rapporto di continuità tra decisore politico, apparati di governo e sistemi di informazione per la sicurezza. Bisogna procedere alla revisione dei cosiddetti “acceleratori tecnologici” e all’adozione di meccanismi atti a garantire maggior controllo delle catene del valore. Nell’ottica di un serio sviluppo dei cosiddetti “campioni nazionali” è opportuno implementare l’aggregazione delle eccellenze scientifiche, accademiche ed industriali nel campo della ricerca tecnologica, organizzando e sistematizzando il dialogo con il Mise ed il Mitd.

La Space economy è un altro settore-chiave per l’Italia. Fratelli d’Italia propone una ristrutturazione dell’Agenzia spaziale italiana (Asi): istituita per dare continuità alle grandi conquiste tecniche, industriali e scientifiche che hanno portato l’Italia ai  massimi livelli mondiali nella costruzione e nel lancio dei satelliti, oggi risulta abbandonata a sé stessa. Bisogna confermare la gestione ed il controllo dell’Asi a livello di Presidenza del Consiglio in attuazione degli articoli 30 e 31 del Decreto legge 36/2022, migliorandone l’operatività, chiarendo il ruolo del progettato Dipartimento ad hoc e monitorando le modalità di selezione degli eventuali membri. Il ruolo dell’Asi deve essere codificato come avviene nelle omologhe agenzie dei Paesi nostri competitor: la rappresentanza internazionale, le scelte politiche e le decisioni economiche conseguenti sono di stretta competenza governativa, dopo essere state discusse e condivise nel contesto del Comint (Comitato intergovernativo sulle attività spaziali).

I nuovi conflitti globali investono anche il quinto dominio, quello della “cybersecurity” , e tutto ciò che riguarda la sicurezza dei sistemi informatici di interesse pubblico e strategico. È cruciale assicurare alla Pubblica amministrazione e alle aziende ed enti che ricadono nella definizione di “infrastrutture critiche nazionali” una protezione cibernetica rafforzata, rendendo obbligatorio il ricorso, ove disponibili, a tecnologie rigorosamente Made in Italy (ad esempio antivirus, siem, soar, ecc.). Questa misura permetterà di controllare e gestire i dati di istituzioni e aziende strategiche all’interno dei confini nazionali e di consolidare le competenze nazionali in settori in cui l’Italia potrebbe realizzare una base tecnologica avanzata e adeguata alle esigenze di autonomia e sovranità. L’uso delle tecnologie straniere sarà previsto nei soli casi in cui non siano disponibili corrispondenti prodotti italiani. Tra le proposte c’è anche quella di promuovere l’adozione di strumenti di protezione cibernetica in tutte le aziende italiane ricorrendo a forme di incentivo quali, ad esempio, l’istituzione di un “bonus cyber al 110%”, con possibilità di detrarre la spesa in quattro anni, o a misure alternative come lo sconto in fattura o la cessione del credito. Occorre promuovere la formazione nelle discipline cyber attivando o incentivando nuove forme di alternanza scuola-lavoro.

In questo ambito, sono opportune misure concrete di stimolo alla formazione e avviamento al lavoro, tra le ipotesi ci sono: il credito d’imposta per le aziende che finanziano la ricerca e gli istituti di formazione secondaria superiore nelle discipline cyber e l’Irpef ridotta nei primi cinque anni di lavoro per le aziende che assumono diplomati e laureati cyber.

Tra le nostre proposte, ricordiamo il rinvio e la modifica dei tagli all’organico previsti dalla legge 244 del 2012, obiettivo che abbiamo quasi ottenuto con una proposta di legge nell’ultima legislatura. Il traguardo da raggiungere è quello delle 170mila unità: un compromesso accettabile tra il modello abbandonato nel 2012 e i 150mila della legge “tagliola” che prevediamo di rinviare di 10 anni. Vogliamo inoltre scorporare dal computo della legge 244 il numero degli appartenenti alle Forze armate passati al ruolo civile, sostenendo e implementando anche quelle forme di mobilità di militari, soprattutto in età avanzata, verso impieghi civili (per esempio in Comuni, Province, Regioni ed Enti statali che potrebbero così beneficiare di un personale competente e altamente qualificato).

All’aumento del numero delle missioni internazionali a cui l’Italia ha partecipato non sono coincise una strategia e una visione di lungo respiro. Malgrado la legge 145/2016 abbia riformato la procedura di autorizzazione delle missioni internazionali, stabilendo un quadro giuridico più chiaro, l’invasione russa dell’Ucraina e l’attuale contesto geopolitico impongono una revisione complessiva della norma. Fratelli d’Italia vuole modificare la legge 145/2016 nell’ottica di una semplificazione delle procedure di autorizzazione delle missioni e di una più rapida risposta all’eventuale nuova domanda di forza armata o di personale militare da inviare in caso di conflitti improvvisi e di nuove esigenze di difesa e sicurezza nazionale.

Un’altra proposta riguarda la manutenzione degli alloggi della Difesa e la stipula di un protocollo d’intesa con la Pubblica amministrazione per favorire la collaborazione e la mobilità del personale militare. Occorre, inoltre, portare a termine il programma “Caserme Verdi” e la ristrutturazione degli arsenali e delle basi dell’Aeronautica, compresi gli alloggi. Il benessere dei militari e la conciliazione del servizio con la vita familiare è un obiettivo prioritario, insieme al potenziamento dei sistemi d’Arma e delle dotazioni necessarie a difendere la Patria, gli interessi nazionali e la sicurezza dei cittadini.

Ripristinare la leva obbligatoria non è un’operazione realizzabile, soprattutto dal punto di vista economico e sociale. Con minori costi, tuttavia, possiamo raggiungere lo stesso obiettivo formativo potenziando le scuole militari, costrette a numeri limitati a fronte di migliaia di domande di frequenza. Ci impegneremo a valorizzare anche il sistema delle Accademie, eccellenza formativa e professionale.

La stessa Sanità militare, che si è rivelata tanto preziosa durante la pandemia, deve essere ulteriormente valorizzata, anche attraverso una maggiore apertura alla collaborazione con il Sistema Sanitario nazionale e regionale.