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Il diritto a una vecchiaia serena

Come i giovani rappresentano il nostro futuro, così gli anziani rappresentano la nostra storia: un patrimonio di esperienze, competenze, talenti, che ha contribuito a far nascere e crescere la nostra Nazione. Gli anziani sono il vero collante delle famiglie italiane e, nel periodo di crisi che stiamo attraversando, si sono anche rivelati una preziosa sicurezza economica. È nostro dovere assicurare a ognuno il diritto a una vecchiaia serena. 

Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso facilitato alla pensione, favorendo al contempo il ricambio generazionale. Stop all’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Rinnovo della misura “Opzione donna”. Un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo. Ricalcolo, oltre una elevata soglia, delle “pensioni d’oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati. Adeguamento delle pensioni minime e sociali, per restituire dignità alle persone che vivono difficoltà quotidiane e rischiano di finire ai margini della società. Rivalutazione dei trattamenti pensionistici erogati, per fare fronte alla svalutazione monetaria. Deducibilità del lavoro domestico di infermieri e badanti. Contrasto alle truffe rivolte agli anziani e alle promozioni commerciali invadenti. Introduzione di un meccanismo di solidarietà intergenerazionale, con agevolazioni fiscali per i percettori di redditi di pensione e per gli over 65 che sostengono oneri in favore di parenti under 36, diretti e indiretti, per spese sanitarie, istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva dilettantistica, canoni di locazione per uso abitativo, acquisto della prima casa. Sostegno ai Comuni per la realizzazione di nuovi centri sociali per anziani e incentivi allo svolgimento di attività per il benessere psicofisico negli stessi. Incentivare attività di housing sociale di coabitazione tra over 65 e la coabitazione intergenerazionale.

FOCUS

Fratelli d’Italia ha proposto, in questa legislatura, un meccanismo ispirato al principio di solidarietà intergenerazionale, per assicurare ai giovani risorse sufficienti per un equilibrato sviluppo e opportunità di crescita. L’attualità ci mostra sempre più spesso, soprattutto in questo lungo periodo di crisi economica che stiamo attraversando, persone anziane che sostengono spese in favore di soggetti giovani, sobbarcandosi oneri per formazione, sport, locazioni abitative. Riteniamo giusto, in virtù del principio di solidarietà intergenerazionale, che tali spese possano essere portate in detrazione, al pari di quanto è possibile per i genitori per le spese a favore dei figli. 

Proponiamo quindi di introdurre un meccanismo, rivolto a chiunque percepisca redditi di pensione o abbia comunque compiuto 65 anni di età, per il quale si possano godere agevolazioni fiscali per gli oneri sostenuti in favore di parenti diretti o indiretti che non abbiano compiuto il 36° anno di età, per spese sanitarie, istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva dilettantistica, canoni di locazione per la casa.

 

Viene così riconosciuto il ruolo importante che nonni, zii, e parenti di vario grado ricoprono nella vita dei più giovani della famiglia. Si tratta di una possibilità concreta per contribuire al benessere dei nipoti, alleviando i genitori di spese spesso insostenibili. 

In particolare, gli over 65 potranno usufruire delle detrazioni fiscali per i seguenti oneri sostenuti nell’interesse di soggetti under 36:

  • spese sanitarie;
  • spese per la frequenza di scuole dell’infanzia del primo ciclo di istruzione e della scuola di secondo grado, e di corsi universitari;
  • spese per l’iscrizione a conservatori di musica o a istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica;
  • spese per l’iscrizione ad associazioni sportive e altre strutture destinate alla pratica sportiva dilettantistica;
  • canoni di locazione derivanti da contratti di locazione di immobili adibiti a uso abitativo, da contratti di ospitalità nonché dagli atti di assegnazione in godimento o locazione, stipulati con enti per il diritto allo studio dagli studenti fuori sede.

 

Allo stesso modo, sono soggette a detrazione le somme (fino a 30mila euro) versate dagli over 65 o dai percettori di reddito di pensione in favore degli under 36 (con ISEE non superiore a 40mila euro annui) per l’acquisto di un’unità immobiliare da adibire a prima casa entro un anno dalla consegna. In questo caso, il rimborso dell’importo detraibile non avviene una tantum, ma è ripartito per annualità nella misura del 20 per cento. 

Individuare una forma di pensionamento anticipato che consenta di accedere al trattamento prima dei 67 anni, con parziali e contenute riduzioni sull’assegno pensionistico. Questa linea riformista si attua con più interventi fra loro combinati, in particolare:

  1. Portare a regime “opzione donna”. Opzione donna sarà stabilizzata e consentirà a tutte le donne, dipendenti ed autonome, di andare in pensione anche 8 anni prima dell’età richiesta dalla riforma Fornero. Si abolirà la scadenza annuale dei requisiti (a oggi bisogna avere compiuto 58 anni entro il 2021), consentendo a tutte le donne di accedere dopo la maturazione del requisito. Resterà la conversione per il metodo contributivo che, anche se dovesse ridurre l’assegno, consentirebbe comunque un anticipo sostanziale.
  2. Un’opzione anche per gli uomini di flessibilità in uscita. La ricetta fortunata di opzione donna sarà estesa anche ai lavoratori di sesso maschile con una formula analoga: conversione al metodo contributivo e anticipazione sostanziale rispetto all’età della riforma Fornero. L’opzione resterà volontaria consentendo a ciascuno di valutare se e quando aderire.
  3. Favorire l’esodo aziendale. I vari strumenti che oggi sono spesso sperimentali e costosi saranno razionalizzati, consentendo un patto con le imprese virtuose: saranno possibili esodi su base volontaria, anticipando la pensione fino a 7 anni e sfruttando sgravi contributivi e una dote statale.

Queste misure sono rivolte a chi andrà in pensione con il sistema contributivo e, a causa di salari bassi e discontinuità lavorativa, rischia di non avere i requisiti per la pensione o di percepire una pensione molto bassa:

  1. Abolizione dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Sarà scongiurato l’incremento automatico dell’età pensionabile. Questo intervento sarà stabile e non momentaneo come in passato. L’età della pensione di vecchiaia sarà stabilizzata a 67 anni per uomini e donne anche dopo il 2024.
  2. Abolizione dell’attuale soglia pari a 1.5 volte la pensione sociale per avere diritto alla propria pensione di vecchiaia contributiva. Considerando che i lavoratori destinatari del metodo di calcolo contributivo puro sperimentano spesso assegni più bassi e non raggiungono il valore soglia introdotto dalla riforma Fornero, aspettando spesso l’età, insostenibile, di 71 anni, la riforma abrogherà questo requisito parificando tutti i pensionati di vecchiaia senza alcun requisito reddituale per potere accedere alla pensione.
  3. Integrazione al minimo anche per chi è nel sistema contributivo. Si rimedierà a questa ulteriore disparità secondo cui chi non ha versato contributi prima del 1996 non gode della tutela della integrazione al trattamento minimo (poco più di 520 euro mensili). Questo livello minimo di pensione sarà garantito a tutti, anche ai destinatari del metodo contributivo, entro determinate soglie di reddito familiare.
  4. Abolizione del minimo contributivo Inps per artigiani e commercianti. Sarà parificato il regime fra partite Iva iscritte alla gestione separata e ai titolari di impresa iscritti alla gestione artigiani e commercianti, eliminando l’obbligo di versamento contributivo anche in assenza di redditi, in modo da non appesantire gli autonomi di costi non sostenibili che portano a un indebitamento di imprenditori già provati da periodi privi di fatturato.
  5. Anticipo della pensione sociale a 60 anni per chi è in particolari condizioni di disagio. Sarà anticipata la decorrenza dell’assegno sociale rispetto all’età di vecchiaia a 60 anni, in presenza di soggetti il cui reddito familiare richiede un intervento di sostegno immediato, senza aspettare l’età della pensione di vecchiaia, disegnando un sistema di welfare pubblico tempestivo e non condannato ad attivarsi quando è ormai troppo tardi.
  6. Intervento sulle pensioni d’oro. sulla quota eccedente 10 volte la pensione sociale per le pensioni d’oro che non sono frutto di contributi effettivamente versati. Su tutte le pensioni che superano il valore di 5000 euro netti mensili sarà verificato se la parte eccedente i 5000 euro è frutto di contributi effettivamente versati o meno. Nel caso la parte eccedente non corrispondesse a contributi effettivamente versati si procederà a una proporzionale riduzione dell’assegno pensionistico.