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Più sport, arte e cultura per i nostri figli

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In pochi sanno che l’Islanda negli anni ’90 era la nazione europea con il più alto tasso di consumo di droghe, alcol e tabacco fra i giovani e i giovanissimi. Nel giro di pochi anni sono riusciti a ribaltare la classifica diventando la nazione più virtuosa. Come hanno fatto? Semplicemente hanno deciso di investire sui giovani istituendo una specie di “diritto allo sport”. A tutti i ragazzi è stata data la possibilità di fare qualsiasi tipo di sport o disciplina artistica, grazie ad un programma di investimenti sugli impianti sportivi e sugli spazi per il tempo libero, e al sostegno economico per le fasce più deboli. Oltre alla possibilità di fare sport, ai ragazzi sono state offerte anche altre attività per impiegare in modo proficuo il tempo libero, dando loro l’opportunità di accedere ad ogni tipo di attività culturale e artistica. Grazie ad una forte sinergia tra scuola, terzo settore e mondo sportivo, l’Islanda è riuscita a coltivare generazioni di sportivi, ma anche di artisti, sani e vincenti. Emblematica fu la partecipazione della piccola isola vichinga ai mondiali di calcio del 2018, dove riuscirono addirittura a pareggiare con l’Argentina di Messi.

Lo sport e le attività artistiche e culturali saranno per noi un centro di investimento strategico, istituendo il “diritto allo sport, all’arte e alla cultura” garantiremo la possibilità a tutti i ragazzi di mettere a frutto il loro talento, anche attraverso l’erogazione di voucher che potranno coprire l’intera retta della disciplina artistica o sportiva. Istituiremo borse di studio per meriti sportivi. Quanti nuovi piccoli Yuri Chechi, quanti fratelli Abbagnale, quante Silvana Mangano o quanti Carmelo Bene ci siamo persi semplicemente perché non gli abbiamo dato la possibilità di coltivare il proprio talento? Investire sui giovani significa investire sul futuro, far emergere i talenti, combattere le droghe, crescere generazioni di nuovi italiani liberi e sani, carichi di quei valori che solo lo sport e l’arte possono dare.

FOCUS SPORT

Affrontare i temi delle politiche sportive in Italia, senza partire da un’analisi dello stato di salute della pratica sportiva e dalla sua comparazione con alcuni modelli di riferimento, sarebbe un esercizio  sterile e privo di efficacia.

La nostra è una Nazione che si colloca stabilmente nelle prime dieci posizioni del medagliere olimpico ed è in grado di generare 25 miliardi di Pil legato allo sport, eppure i dati Istat del 2021 sono allarmanti: 19,6 milioni di persone (il 33,7% della popolazione di età superiore ai 3 anni) non praticano né sport né attività fisica; un italiano su due è in sovrappeso; due italiani su tre consumano bevande alcoliche; più del 20% dei giovani fuma.

 

La priorità di Fratelli d’Italia al governo sarà investire sulla promozione dello sport e sull’avvicinamento all’attività motoria, soprattutto delle nuove generazioni.

Sport e attività motoria rappresentano un valore, intangibile ma sostanziale, uno strumento per accrescere il benessere, la competitività e il dinamismo della Nazione. Lo sport è anche uno straordinario volano di opportunità lavorative: il sistema sportivo garantisce circa 1,4 milioni di posti di lavoro. Tra questi, merita particolare attenzione la categoria dei collaboratori sportivi, la cui mancanza di tutele è emersa con prepotenza nel corso della pandemia. In quel frangente, più di 200mila persone si sono rivolte a Sport e Salute per ottenere l’indennità, rivelando come la collaborazione sportiva fosse la loro unica fonte di sostentamento. Assieme ai volontari e agli altri operatori che gravitano nell’ambito sportivo, queste persone rappresentano una rete educativa e sociale di primo livello per le famiglie.

Lo sport, la pratica motoria, la cultura sportiva in Italia si possono considerare alla stregua di un diamante allo stato grezzo, nonostante tutto.

I governi degli ultimi dieci anni hanno delle responsabilità enormi. Lo sport, anziché diventare “questione di Stato”, è stato trattato come una questione di bandiera ed i governi che si sono succeduti nel tempo ne hanno fatto un uso politico speculativo. Nessuno si è chiesto: come dovrà essere l’Italia nel 2030? Che ruolo dovrà avere lo sport nel costruire la Nazione futura? La risposta è che c’è bisogno di tutti per costruire una prospettiva seria: Governo, Comitato olimpico nazionale, Sport e Salute, organismi sportivi ed enti locali.

È doveroso che lo Stato torni a occuparsi di sport con la consapevolezza che non c’è più tempo da perdere perché l’instabilità politica degli ultimi anni e gli effetti devastanti della pandemia hanno messo a dura prova il comparto. 

Spesso cadiamo nei luoghi comuni del “tanto siamo in Italia” e del gattopardiano “tutto cambi affinché nulla cambi” ma in realtà è sempre possibile invertire la rotta. Fratelli d’Italia intende farlo, rovesciando il paradigma dello “sport per tutti” in “tutti per lo sport”.

Recenti studi dimostrano, infatti, come molti Paesi siano riusciti ad ottenere risultati straordinari in campo sportivo e soprattutto sociale, migliorando la qualità della vita delle persone e contribuendo alla formazione delle nuove generazioni.

 

In Australia, ad esempio, lo Stato si è assunto la responsabilità di promuovere direttamente sport ed esercizio fisico. I risultati sono stati sorprendenti: un Paese con meno della metà degli abitanti dell’Italia ci precede ormai stabilmente nel medagliere olimpico. Ed è sensibilmente aumentato il numero dei soggetti e delle associazioni che contribuiscono al miglioramento del benessere della popolazione, alla riduzione della sedentarietà e allo sviluppo dell’industria sportiva. Questo anche grazie alla collaborazione interistituzionale tra governo, attori privati e pubblici del sistema sportivo e comunità locali.

Venendo all’Europa, degno di menzione è il caso dell’Islanda. Qui l’introduzione del paradigma “tutti per lo sport” ha comportato un impegno strutturale decennale da parte di tutte le istituzioni coinvolte (governo, enti locali, Comitato olimpico e federazioni nazionali) per la realizzazione di impianti sportivi, la formazione dei tecnici, il coinvolgimento delle famiglie nella pratica sportiva dei figli. Da ciò è dipeso il primato raggiunto nel 2018 di Paese europeo con il minor numero di giovani consumatori di alcol, anche la percentuale dei ragazzi che dichiarano di fare uso di hashish o marijuana è scesa al 2% (in Italia è il 17%), senza dimenticare i sorprendenti risultati sportivi nelle competizioni internazionali. Se in Islanda, adesso, è possibile giocare a calcio o praticare il golf a 30 km dal Circolo polare artico, da noi si dovrebbe poter praticare qualsiasi sport in qualsiasi parte d’Italia.

Un altro elemento che emerge dall’esempio australiano e dall’esempio islandese, ma che trova chiari riferimenti anche in altri modelli (come quello francese, statunitense, inglese etc.), è che in tutti i Paesi in cui la pratica sportiva è ampiamente diffusa, il sistema dell’istruzione di riferimento e le famiglie recitano un ruolo determinante nell’affermazione della pratica sportiva continuativa.

Insomma, più aumenta la consapevolezza sui benefici dell’attività sportiva da parte di scuola e famiglie più aumenta la pratica della stessa.

La famiglia ha un ruolo primario nei processi di educazione anche allo sport e nelle dinamiche di conservazione del comportamento ludico tipico dell’infanzia. Dovrebbe poi passare il testimone alla scuola, ma da noi non è così. Dati recenti confermano che il nostro Paese è fanalino di coda nell’educazione motoria con appena 480 ore l’anno nei vari gradi scolastici. La Francia ne conta oltre 2mila. Belgio, Germania, Finlandia, Grecia, Inghilterra, Olanda, Norvegia, Svezia, Svizzera ecc. più di mille. Persino la Turchia ci precede con le sue 640 ore. I dati sono sconfortanti anche per quanto riguarda gli impianti sportivi annessi ai plessi scolastici. La loro implementazione servirebbe a  favorire lo sport e le attività motorie nelle scuole, mettendo a disposizione dell’intera comunità tali risorse. Ebbene, stando ai dati Miur 2018, degli oltre 40mila gli edifici statali, solo 16mila (4 su 10) sono dotati di  palestre o una piscine.

 

La proposta “tutti per lo sport” si regge su alcuni pilastri fondamentali:

 

Analizzare la funzione della scuola e della famiglia nel rapporto con il mondo dello sport. Lavorare per creare una solida triangolazione che trasformi il percorso curricolare scolastico e l’attività sportiva in una unica “comunità educante”, accompagnando i giovani, con il contributo delle famiglie, verso l’acquisizione di competenze, crescita umana e valoriale.

 

Includere a pieno titolo l’attività motoria nell’ambito sportivo, in modo da ricomprendere in esso ogni tipo di attività fisica (da quella organizzata alle alte prestazioni sportive, passando per l’attività informale e non strutturata).

 

Abbattere le barriere di ingresso allo sport (logistiche, economiche, architettoniche, culturali) con lo scopo di moltiplicare gli impianti sportivi, di rendere più sostenibili e accessibili quelli esistenti, permettere alle famiglie con reddito basso di garantire l’attività sportiva ai figli, aumentare la consapevolezza da parte della comunità educante dei benefici della pratica sportiva in termini di crescita personale e di incremento delle competenze non formali.

 

Ampliare il campo della responsabilità istituzionale (scuola, famiglia, istituzioni sportive, pubbliche amministrazioni, imprese, forze di opposizione) per la costruzione di un unico “gruppo di interesse” che abbia l’obiettivo condiviso dell’aumento della pratica sportiva e la riduzione dell’abbandono precoce.

 

Investire sulle risorse umane del mondo dello sport, attraverso il riconoscimento e la valorizzazione delle figure disponibili (gestori, tecnici, formatori, animatori sportivi, insegnanti, genitori, imprenditori) con l’obiettivo di tutelarne l’azione, di aumentarne la competenza e di mettere a sistema le migliori esperienze.

 

La declinazione pratica di questi pilastri passa attraverso alcune azioni specifiche:

  • Creazione di un tavolo istituzionale permanente a livello centrale sulla promozione sportiva; il riconoscimento della personalità giuridica di diritto per gli enti sportivi; valorizzazione dei diversi ruoli di federazioni, enti di promozione sportiva, associazioni, del Coni, di Sport e Salute, degli enti locali; bisognerà dare anche un indirizzo politico per la valorizzazione della logistica nel bando sport e periferie al fine di costruire un’offerta territorialmente diffusa ed eterogenea;
  • Incentivare la realizzazione di impiantistica sportiva, attraverso l’estensione dell’articolo 71 comma 1 del Codice del Terzo Settore anche agli organismi sportivi; incentivare la pratica sportiva istituendo “bonus sportivi” per famiglie a basso reddito o con più figli, in sostituzione degli attuali sgravi fiscali. Tali bonus dovranno essere liberamente utilizzabili e facilmente incassabili dalle società sportive, anche in compensazione delle imposte e dei contributi dovuti;
  • Inserimento sport nel welfare aziendale per il miglioramento psicofisico dei lavoratori e delle loro famiglie, per la pratica sportiva durante le “pause attive” o per il tempo libero, attraverso accordi strutturati con le aziende;
  • Fondamentale riprendere il percorso dell’inserimento dello sport in Costituzione, collocandolo non tanto nell’articolo 33 ma nel 32, a tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. L’ingresso dello sport in Costituzione rappresenterà un punto di partenza: FdI si impegnerà, infatti, a proseguire la sua azione con l’istituzione del Ministero dello Sport;
  • È necessaria una nuova legge sulla costruzione di stadi e palazzetti dello sport: di fatto, ad oggi, la disciplina è limitata ad uno scarno riferimento nella Finanziaria 2014. Una normativa specifica in Italia non è mai esistita. Solo il decreto legislativo 38/2021 è genericamente intervenuto sull’impiantistica sportiva nel suo complesso;
  • Per quanto riguarda il calcio, soprattutto a livello giovanile, si rende necessario un intervento normativo a tutela dei vivai. Occorre una riforma del lavoro sportivo: intervenire con urgenza sui correttivi apportati al Lgs 36/21 del 7 luglio 2022 prima della loro entrata in vigore, al fine di rendere l’introduzione del lavoro sportivo sostenibile per gestori e lavoratori;
  • Promozione dei grandi eventi sportivi. La rinuncia a concorrere per i Giochi Olimpici è stata una scelta gravissima. L’Italia deve continuare a ospitare grandi eventi, per lo sviluppo dei territori, della loro infrastrutturazione e attrattività turistica.