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Più tutele per chi si prende cura dei familiari fragili

Tutela per chi si prende cura dei familiari

Il termine “caregiver”, entrato nell’suo comune, indica un familiare che si prende cura di un proprio congiunto in condizione di fragilità. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, sono poco meno di 13 milioni (34,6%) le persone tra i 18 e i 64 anni – in particolare donne – che si prendono cura di figli e parenti malati, disabili o anziani.

Ad oggi, nonostante questi numeri così elevati, l’importante ruolo che ricoprono sul piano familiare e il valore sociale ed economico delle attività che svolgono, la figura del caregiver in Italia non è ancora pienamente riconosciuta e tutelata. Per la prima volta, il profilo specifico del caregiver è stato delineato normativamente nella Legge 205/2017, che ha istituito, inizialmente presso il Ministero del lavoro e delle politiche e passato poi alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Ministro delegato per la famiglia e le disabilità, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. A legislazione vigente, il Fondo 2021 (cap. 2090 dello stato di previsione del MEF) presenta una disponibilità di 23,7 milioni di euro nel 2021 e di 25,8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 (Fonte: Senato della Repubblica).

Ciò che continua a mancare, però, è la definizione di norme e di un quadro giuridico di riferimento, necessari per garantire a coloro i quali si occupano dei propri familiari in condizioni di fragilità il rispetto dei diritti soggettivi derivanti.  Per FdI, pertanto, è necessario agire tempestivamente sul piano legislativo per rendere pieno ed effettivo il riconoscimento del caregiver familiare, prevedendo tutele previdenziali e sanitarie così come misure di carattere economico stabili e strutturali. FdI propone:

– un adeguato contributo economico per coloro che non entreranno mai più nel mondo del lavoro;

– il riordinamento della disciplina dei congedi parentali;

– la promozione di misure che consentano di conciliare assistenza della persona con disabilità e tutela del posto di lavoro, cui spesso il caregiver è costretto a rinunciare per l’impegno di assistenza familiare;

– riconoscere che tale impegno rientra nella categoria dei lavori usuranti;  

– l’estensione dei contributi figurativi per tutto il periodo di assistenza, senza limiti; 

– misure di sollievo e sostegno effettive e a tutele crescenti per sgravare il caregiver dai suoi compiti.

Importante risulta essere anche la possibilità di accedere ad una formazione specifica e ad aggiornamenti continui, per poter offrire al congiunto fragile una assistenza di qualità.

FOCUS SUSSUDI PER PERSONE FRAGILI

Nei primi 36 mesi di applicazione, dall’aprile del 2019 all’aprile del 2022, il Reddito di cittadinanza ha avuto un costo totale di quasi 23 miliardi di euro, raggiungendo quasi 2,2 milioni di nuclei familiari. Dal 2022 al 2029 assorbirà poco meno di 9 miliardi di euro di risorse pubbliche ogni anno.

Degli oltre 2 milioni di beneficiari di almeno 11 mensilità del Rdc, oltre l’80% non ha conseguito alcuna posizione lavorativa. Coloro che hanno trovato un impiego hanno prevalentemente contratti a termine e a tempo parziale.

Inoltre, non è dato sapere se i percettori del Rdc che lavorano abbiano beneficiato dell’intermediazione offerta dai Navigator o siano stati assunti attraverso canali differenti. Non esistono analisi, né dati di Anpal o Regioni, per poter avere un quadro nazionale certo dell’efficacia dell’azione dei Centri per l’Impiego nel favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per i percettori del Rdc. La mancanza di dati e analisi specifiche da parte dell’Anpal circa l’efficacia in termini di inserimento lavorativo del Rdc fa sorgere più di qualche dubbio su quelli che possono essere stati sinora i risultati effettivi, considerando anche che un’analisi dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) ha evidenziato che i Centri per l’Impiego riescono a condurre al lavoro poco più del 4% della loro utenza.

Il Reddito di Cittadinanza ha fallito come strumento di lotta alla povertà, che doveva essere abolita e invece ha raggiunto i massimi storici, e ancor più come misura di politica attiva del lavoro. Senza dimenticare i milioni di euro che, le innumerevoli truffe, sono costate alle casse dello Stato. Insomma, avevamo ragione quando proponevamo di utilizzare le risorse per le politiche attive legate al Rdc direttamente per aiutare le imprese ad assumere.

Fratelli d’Italia è a favore dell’abolizione del Rdc, ma non intende eliminare il doveroso sostegno economico nei confronti di chi ha effettivamente bisogno di essere supportato. Vogliamo sostituirlo con uno strumento a tutela dei soggetti fragili che non sono in grado di lavorare. Un sostegno concreto, in linea con gli importi attualmente previsti dal RdC, sarà garantito a soggetti in difficoltà economica che siano over 60, disabili o con figli minori a carico. Per gli altri soggetti, cioè per chi ha tra i 18 e i 60 anni ed è abile al lavoro, saranno potenziati gli strumenti di formazione continua e di inserimento al lavoro finanziati dal Fondo Sociale Europeo, con possibilità per particolari casi di disagio economico di un rimborso spese durante il periodo di formazione.